Ancora nel dicembre 1989 una raccolta di quaranta racconti con titolo in siciliano “Pamparissi” che significa “Per finta”. Sono descrizioni di avvenimenti straordinari, surreali che fingono la realtà (donde il titolo) e di questa si fanno metafora, come ha scritto, recensendo il libro, Salvatore Silvano Nigro su La Sicilia del 1 maggio 1990: “Grasso guarda a Kafka e anche a Hitchcock: il mitragliante scorbacchiante ppamm, che fa titolo con pamparissi, letteratura di suoni e odori (odore di lupi nel finale)…”

Dal Giornale di Sicilia del 2 aprile 1990: “Allegorie e metafore per denunciare i mali del nostro tempo: Mario Grasso poeta, narratore e operatore culturale ha scritto un libro di racconti nel quale, appunto, le allegorie e le metafore servono all’autore per dipanare una favola, amara a volte, ma anche ironica e beffarda, ricca di invenzioni. Il titolo originario era Magistrati e fantasmi è stato cambiato, dice Grasso, all’ultimo momento per non far pensare a un libro che voglia cavalcare la cronaca. Pamparissi è una locuzione avverbiale del dialetto siciliano e significa ‘per finta’, un modo appropriato per rendere il grottesco di tanti comportamenti delle grandi istituzioni cui è delegato, per converso, il compito della tutela. Si ha la sensazione nella nostra epoca di assistere a continue manifestazioni di finzioni, dalle nomine di commissioni d’inchiesta alla pubblicizzazione dei maxiprocessi, dalle dichiarazioni che non ci saranno nuovi oneri fiscali a quelle che promettono di debellare le cancrene sociali. È la sagra del pamparissi (…)”. Giuseppe Quatriglio

 

Da Gazzetta del Sud del 19 maggio 1990: “(…) Minacciosi voli di corvi, simili a piccoli alianti in parata di stato, danno un brivido: così come la seduta spiritica voluta dalle autorità, dai ‘volti di simpamina’ in un casamento sperduto sulle pendici dell’Etna; o come il macabro consiglio di venti magistrati incappucciati, i quali su una scheda devono indicare, ‘dialogando con la propria coscienza’ il nome di una persona da condannare a morte. Ecco la vetrina dove vengono esposte le braccia offerte, dietro pagamento, a una banca ed ecco la scoperta della vriclastina, un prodotto chimico che consente di pianificare la vista arrestandola per sempre a due metri. Ormai il piccolo universo, che Grasso fissa nel perimetro della sua terra isolana, si trasforma in una fucina di meraviglie, di straordinari accadimenti che avvengono pamparissi (vale a dire per finta, come recita l’avverbio siciliano) e che, pur nel paradossale sovvertimento della logica, sembrano schiudere una recondita ansia di conoscenza, l’ambiguità della condizione umana orlata di mistero. (…)”. Giuseppe Amoroso

 

Da L’immaginazione n°14, luglio/agosto 1990: “Pamparissi è l’ufficio personale , nella Torre Blebèa, dove il giudice capo amministra la giustizia e la Torre Blebèa è la sede stessa della giustizia, il tribunale. Detto questo, siamo già nei racconti di Mario Grasso che, con il furore di una scrittura lucida e un’ironia scoperta e ispirata, immette in trame grottesche, tragiche, con la suspence del giallo, dove il reale convive con il surreale catturando il lettore e comunicandogli tensione e piacere”. Anna Grazia D’Oria

 

 

Bibliografia della critica per Pamparissi 
  • Giuseppe Quatriglio, Nell’esercizio delle sue funzioni, Giornale di Sicilia, 02/04/1990.
  • Giuseppe Contarino, Società per finta, La Sicilia, 07/04/1990.
  • Salvatore Silvano Nigro, Corvi togati, La Sicilia, 01/05/1990.
  • Giuseppe Amoroso, Rogo della ragione e dei sensi, Gazzetta del Sud, 19/05/1990.
  • Anna Grazia D’Oria, Pamparissi di M. Grasso, L’Immaginazione, n°79-80, luglio/agosto 1990.
  • Liana De Luca, Fantascienza nella cronaca, L’Eco di Bergamo, 08/08/1990.
  • Giorgio Bàrberi Squarotti, Grottesca amara Sicilia, Il Nostro Tempo, luglio 1991.