Nel maggio 1984  viene pubblicato il libro di poesie intitolato “Lettere a Lory” (pagg. 240) in lingua italiana con prefazione di Antonio di Grado e di Giuliano Gramigna.

 

Da Spirali N°74-75, maggio-giugno 1985: “Quasi sull’onda del successo dei Guerrieri di Riace, cui ha fatto seguito un intrigantissimo libro (edito da Sciascia) di letture critiche su questo poema, a cura di critici, poeti e docenti universitari tra i più qualificati d’Italia, Mario Grasso, poeta siciliano che ha dato nuovo impulso e nuova linfa alla poesia contemporanea, non solo italiana, pubblica, ancora da Sciascia, un nuovo libro di poesia intitolato Lettere a Lory, destinato ormai solo a confermare un valore indiscutibile della nostra letteratura. Del resto anche qui si confermano e si esaltano le componenti fondamentali di questa poesia che ha portato prepotentemente alla ribalta dell’attenzione nazionale un poeta che aveva già mostrato di manovrare il dialetto della sua Isola con sorprendente maestria, confermandoci che un poeta è tale tout court, sia che scriva nella lingua materna sia che scriva nella lingua nazionale. Ne è ulteriore conferma l’estrema naturalezza con cui la parola dialettale entra, per dir così, a far parte della successiva poesia in lingua (anche di questa, ora, di Lettere a Lory) arricchendola e irrobustendola per la capacità di questo poeta di farla risuonare in modo del tutto nuovo nella contiguità lingua-dialetto. Il fatto è che Mario Grasso, come ogni vero poeta, ha saputo inventarsi un suo linguaggio, il suo idioletto, che è davvero il frutto di una sapientissima disciplina espressiva e di un dominio accorto del mezzo di scrittura e che, all’interno di questa nuova lingua poetica tutto funziona come un meccanismo perfetto. (…) Parlando di Grasso, della sua poesia, ci si accorge, infatti, che quando si è detto molto, in realtà non si è detto niente o quasi niente, e il discorso potrebbe mettersi in moto, ricominciare daccapo. È questo, ci pare, il segno più evidente dell’eccezionalità di questa poesia, rimasta troppo a lungo fuori dei circuiti ufficiali, per la troppa discrezione dello stesso Mario Grasso, questa volta più che per colpa di critici o di lettori.” Angelo Mundula

 

Da Il Messaggero (Roma), 12 giugno 1985: “(…) Lettere a Lory vera e propria summa – come indica la notevole divaricazione delle date, 1971-1984 di una produzione lirica proceduta in parallelo, negli ultimi anni, con il completamento di un ampio corpo poematico di impronta epico-sapienziale, che vedrà tra non molto la luce dopo le sollecitanti anticipazioni apparse in varie sedi. Questo aspetto minore, non certo per qualità ma per mole e impegno strutturale della poesia di Grasso conferma la forza del suo temperamento espressivo e morale e, insieme, la sua capacità di incanalarne la irruenza in tipi metrico-sintattici di saldo e come antico rigore, si veda particolarmente, in questo senso, la bella corona di sonetti a pag. 168-174. Insomma una presenza poetica rilevata e rilevante, destinata a crescere nella nostra attenzione (…)”. Giovanni Raboni

 

Da Gazzetta di Parma del 3 ottobre 1985: “(…) Il titolo non suggerisce alcunché di epico, ma sottintende quasi l’esigenza di stabilre un rapporto intimo, affidato a un’emblematica corrispondenza, per dar corpo a resoconti di sogni, non di estasi e di piccole ansie, eco di avventure tra le quali quella dello scrivere è esperienza vitale e irripetibile. Indipendentemente dal fittizio e imprecisato personaggio di Lory, queste lettere sono, e lo ha rilevato Antonio Di Grado nella sua brillante prefazione, come messaggi racchiusi in una bottiglia e affidati alla corrente (ecco che allora ritorna il mitico mare-grembo dei Guerrieri) per compiere un viaggio imprevedibile nel tragitto compreso tra un’isola sperduta nell’oceano della nostra quotidianità metropolitana e post industriale e un destinatario occasionale che (quando? dove?) apprenderà notizie varie e controverse su di noi e sul nostro tempo. La varietà dei motivi e la loro stessa difformità sono infatti la caratteristica più evidente di questa nuova poesia di Mario Grasso, articolata ad abbracciare quella pluralità di motivi ispiratori che racchiudono le maggiori mete poetiche, da quella civile a quella amorosa (…)”. Francesco De Nicola

 

Da Giornale di Sicilia (Palermo), 15 aprile 1985: “(…) La poesia di Mario Grasso si pone come attività titalizzante luogo privilegiato dell’organizzazione di linguaggi e miti privati, luogo deputato all’avventura mentale. Nulla sfugge all’osservazione del poeta: il degrado delle città, la guerra nucleare, la natura, i sogni, l’amore. Il linguaggio si organizza come categoria comunicativa per eccellenza, si accresce di dati, risonanze, digressioni, figure retoriche in un impasto davanti al quale chi legge è continuamente costretto a una selezione tra ciò che fornisce senso e ciò che invece lo svia (…)”. Mimmo Gerratana

 

Da Letteratura Italiana Contemporanea, anno VI, n°16, settembre-dicembre 1985 (ed. Lucarini): “(…) La prima sezione, Biodegradanti, è costituita da ventisei componimenti dominati dai toni caustici e risentiti di una polemica che tende ad esiti gnomici ed epigrammatici; la seconda, Richiami, comprende ancora ventisei componimenti nei quali la funzione in qualche modo ‘collettiva’ assunta dalla voce del poeta in Biodegradanti viene temperata attraverso il continuo contrappunto con un germogliante io lirico ansioso tuttavia di oggettivazione.Su questo punto, così centrale in questi versi, dovremmo ritornare mentre per ora preferiamo proseguire nella segnalazione delle simmetrie che caratterizzano la struttura della raccolta. Catulliana, la terza sezione del volume, è formata da tredici componimenti e segna una fase di abbandono lirico, subito contraddetta nella sezione successiva, Bandiere in sogno, pure di tredici componimenti, che appare dominata dagli esiti di una satira amara e spietata.

La sezione più densa e compatta che fornisce il titolo alla raccolta è costituita da cinquantadue componimenti: in realtà cinquanta testi in versi si trovano racchiusi tra due testi in prosa che forniscono le coordinate dell’opera. Lettere a Lory, si pone infatti nella sua sostanziale unità con le altre sezioni (cinquantadue è il doppio di ventisei, che a sua volta è il doppio di tredici) come un’opera dotata di una particolare fisionomia e di una fortissima coesione interna. Moderno canzoniere amoroso, la sezione Lettere a Lory ripercorre al suo interno la storia del proprio modello allineando gli uni accanto agli altri temi e forme che segnano il lungo percorso del genere (…)”. Alessandra Briganti

 

Bibliografia della critica per Lettere a Lory
  • Giuseppe Amoroso, Lettere a Lory, Gazzetta del Sud, 15/02/1985.
  • Salvatore Scalia, Versi biodegradanti, La Sicilia, 22/02/1985.
  • Milly Bracciante, Lettere a Lory, Catania Sera, 25/02/1985.
  • Mimmo Gerratana, Lettere a Lory: tra i mille rivoli della realtà, la poesia, Giornale di Sicilia, 15/04/1985.
  • Franco Pappalardo La Rosa, La parola poetica e il suo impatto,
  • L’Umanità, 23/04/1985.Stefano Jacomuzzi, Lettere a Lory, Il Nostro Tempo, 28/04/1985.
  • Giancarlo Pandini, Lettere a Lory, Oggi e Domani n°5, maggio 1985.
  • Angelo Mundula, La poesia inventa una lingua, Spirali n°74-75, maggio/giugno 1985.
  • Giovanni Raboni, Fervore, indipendenza, Il Messaggero, 12/06/1985.
  • Giovanni Tesio, Passione e ironia in versi, La Stampa-Tuttolibri, 13/07/1985.
  • Luisa Trenta Musso, La formula del mito, Carte Siciliane n°1, luglio 1985.
  • Maurizio Cucchi, Lettere a Lory, L’Unità, 12/09/1985.
  • Carmela Fratantonio, La materia del cantore, Alfabeta n°76, settembre 1985.
  • Francesco De Nicola, Una raccolta di poesie, Gazzetta di Parma, 03/10/1985.
  • Alessandra Briganti, Per Lettere a Lory, Letteratura Italiana Contemporanea, rivista quadrimestrale di Studi sul Novecento, anno VI, n°16, settembre/dicembre 1985.
  • Bortolo Pento, Vitalità della poesia di M. Grasso, Il Ragguaglio Librario n°11, novembre 1985.
  • Carmine Di Biase, Lettere a Lory di M. Grasso, IDEA (Roma), anno XLI, n°8-9, 1985.
  • Dante Maffia, La poesia, la scienza e l’amore, Giornale Medico (CT), aprile 1986.
  • Rodolfo Di Biasio, Le lettere a Lory, Gazzetta dell’Etna, 16/05/1986.
  • Gennaro Mercogliano, L’indignato noleggio d’un Ippogrifo, Alternanze, maggio 1986.
  • Vincenzo Leotta, Tra sogno e veglia, Quaderni Lett. It. del Giornale Medico, CT, luglio 1986.
  • Rino Giacone, La “poesia-attiva” dopo la narrativa, Catania Sera, 12/01/1987.
  • Grazia Palmisano, Dal Sud dediche a Lory, Il Piccolo, 25/05/1987.
  • Stefano Lanuzza, La cabala barocca di Mario Grasso, Pagine dal Sud (RG), n°2-3, giugno 1987.
  • Massimo Romano, Piccola mappa delle nuove e ancora sconosciute voci della poesia italiana (II parte e fine, inchiesta), Il Nostro Tempo, 10/11/1988.