Nel 1980 in seguito alla morte del padre, Grasso scrive una silloge di poesie a mo’ di diario dei giorni trascorsi al capezzale del genitore. Una di esse è in dialetto siciliano. Con questa plaquette di liriche viene si può dire inaugurata una nuova stagione della produzione delle scritture di Mario Grasso, quella della poesia, che sarà di anno in anno progressivamente mantenuta come produzione tanto in lingua italiana quanto in dialetto siciliano etneo. La raccolta di queste poesie viene pubblicata in copie numerate da uno a duecento con i tipi del Giornale Medico nel gennaio 1981 con il titolo “A sollevare il giorno” (pag. 48).

 

Da Sicilia Oggi (Catania), 15 marzo 1981: “(…) Mario Grasso è uomo di combattimenti e di scontri, ama la polemica, è in civile rivolta contro i mali del mondo. Eppure, chi lo conosce meglio, dico anche per consuetudine di rapporti umani e non solo letterari, si stupisce meno. L’ira e lo studium di Grasso, scrittore senza dubbio antitacitiano, nascondono in realtà un profondo senso d’amore verso la propria terra, ma non superficiale pietà nei confronti della meschinità umana, un genuino rispetto per chi compie con fede e umiltà la sua fatica giornaliera. Non si spiegherebbe altrimenti lo slancio con cui egli riesce a essere operatore culturale, la gioia delle sue scoperte, l’attaccamento a chi non tradisce le sue speranze. Nei molti saggi che ha scritto, oltre che di scrittori consacrati, egli si è occupato di umili ma genuine voci che sarebbero rimaste sepolte nell’oscurità della provincia o si sarebbero lasciate, loro malgrado, coinvolgere nelle squallide avventure editoriali di cui pullula la nostra Isola e non solo essa, in verità. Per questi motivi A sollevare il giorno è, nello stesso tempo, una conferma, per vie insolite, di ciò che si era già intuito e, soprattutto, una promessa. Grasso comincia una nuova stagione, e con una maturità che si rifà a tutta la sua precedente esperienza di letterato e di artista. Sicuramente non si fermerà qui. Anche da una plaquette come questa può avere inizio un cammino che, incontrandosi con le più valide esperienze della poesia di oggi, contribuisca, come altri stanno facendo, a rimettere l’esperienza lirica siciliana sulla linea di una profonda universalità (…)”. Salvatore Rossi

 

Da L’Osservatorio politico letterario (Milano), maggio 1981: “(…) Mario Grasso, scrittore, critico, giornalista, saggista e poeta: una delle più complete figure di letterato contemporaneo che sia anche e soprattutto uomo vero, di vita e di amicizia, condotto alle proprie letture e alle proprie frequentazioni letterarie non dalla volontà libresca, sì dalla volontà virile del vero. Non sfugge a questa regola anche il libro A sollevare il giorno, dove la brevità della silloge non esclude né la complessità del dettato né la lunghezza, quasi sterminata dell’ordito. Questa silloge, meglio sarebbe dire questo poemetto, è una delle poche testimonianze contemporanee all’amore filiale. Zeppa di canzonieri amorosi, la nostra letteratura ha finalmente una testimonianza di primo piano dedicata alla figura del padre. Grasso rivive la propria vita e quella paterna in una simbiosi di affetti e di memorie che sono dolcissimi istanti di un identico momento: quello di un affetto non velato da ombre, solo increspato dalla imminenza della fine. E questo paventare la morte, questo volere di toglierle come che sia il padre – anche con gli incerti e dopotutto labili strumenti della poesia – fa sì che il canzoniere salga di tono, si élevi fino a limiti di commozione, senza mai debordare nel sentimentalismo, o nel sentimento di maniera (…)”. Massimo Grillandi

 

Da L’Ora (Palermo), 28 maggio 1981: “(…) Quel che Mario Grasso tenta di restituire è la zona estatica d’un crepuscolo, il transito tra vita e morte, gli attimi, i minuti colti nella loro assolutezza e irrepetibilità: “quando nella tempesta lui si scrolla / e rasoterra abbraccia questa vita”. Nasce così la fermezza lirica di “Arancia a giugno”, dove gli avvenimenti si iscrivono in spazi di silenzi, i suoni sono già echi; l’iconica ritualità della poesia che dà titolo al libro, una cronaca ancora una volta sospesa in zone irrelate e senza ombre: “inchiodo le parole / l’una sull’altra / a sollevare il giorno”. La specificità tematica rende più agevole e più inquietante il giuoco della dilatazione metaforica, restituisce una condizione senza abolire l’emozione. La poesia di Grasso, laicamente ci rende della morte il peso e l’assurdità; la sua inaccettabilità: “io so di segni in questo vento amaro / tradirei Dio per poterti parlare”. (…)”. Sebastiano Addamo

 

 Da Il ragguaglio librario (Milano), aprile 1982: “(…) Quando si fa letteratura, la sfera del privato si risolve quasi sempre in un ‘giardino del diavolo’, in un pericolosissimo campo di mine, dove si entra facilmente e da dove non sempre si esce interi, quando si esce. Solitamente uno si induce a parlare troppo di sé, tende a far bella figura, a presentarsi nella luce migliore; in altre parole, a barare. Quando poi ci sono modelli più o meno illustri, la situazione si complica ancora di più. Un libro che si misuri con una realtà personale costituisce, insomma, un grosso pericolo, grossissimo se si tratta di un libro di poesia. Quando se ne salva, di questi ultimi, uno su cento, è già molto. Scrivo questo perché Mario Grasso è uno dei pochi ad aver attraversato, non solo senza danni, ma con tutti gli onori, il suo campo minato. Il fatto è che non voleva figurar bene lui: voleva parlare di suo padre e della sua morte. Grasso anche quando parla in prima persona, non costruisce il proprio personaggio: si mette, per così dire, al servizio del protagonista, della figura paterna. Insisterei su questo termine di protagonista, anche perché mi sembra che l’immagine finale sia quella di un uomo che nemmeno la morte è riuscita a sconfiggere: “limpido uomo e limpida giornata / chissà da dove assiste il tuo sorriso?” (…)” Giovanni Ramella Bagneri

 Bibliografia della critica per A sollevare il giorno 
  • Silvana La Spina, Un intenso racconto di morte, Catania Sera, 21/01/1981.
  • Salvo Musumeci, Le liriche di A sollevare il giorno, Gazzettino del Sud, 21/01/1981.
  • Salvatore Origlia, Il ritmo lento dei giorni, Avvisatore, 04/02/1981.
  • Giuseppe Amoroso, A sollevare il giorno, Gazzetta del Sud, 22/02/1981.
  • Salvatore Spagnolo, Via Crucis col padre, La Sicilia, 27/02/1981.
  • Salvatore Rossi, A sollevare il giorno, Sicilia Oggi, marzo 1981.
  • Giancarlo Panini, Un discorso poetico su padre e figlio, Giornale del Sud, 14/05/1981.
  • Massimo Grillandi, Per Mario Grasso, Osservatore Politico-Letterario, maggio 1981.
  • Giacinto Di Stefano, L’amaro giorno di Mario Grasso, Cronache Padane, maggio 1981.
  • Fabrizia Negri, A sollevare il giorno, La Prealpina, 14/05/1981.
  • Sebastiano Addamo, Restituzione dell’invisibile, L’Ora, 28/05/1981.
  • Mario Miccinesi, A sollevare il giorno, Uomini e Libri, novembre 1981.
  • Giovanni Ramella Bagneri, A sollevare il giorno, Il Ragguaglio Librario, aprile 1982.
  • Armando Patti, E mi saluta il tuo sorriso antico, Giornale Medico, CT, aprile 1982.
  • Melo Freni, Tra i poeti di Sicilia, Gazzetta del Sud, 06/05/1982.
  • Giorgio Casole, A sollevare il giorno, Giornale del Sud, 06/05/1982