Home Biografia

Friscalittati

Nel marzo dello stesso 1981 viene pubblicata una prima raccolta organica di poesie in dialetto siciliano, (pagg. 190) con prefazione di Giuseppe Bonaviri e di Salvatore Rossi intitolata “Friscalittati” e edita da Salvatore Sciascia nella collana diretta da Leonardo Sciascia. Ha scritto Bonaviri: “ (…) Vi si possono cogliere come tre polle sorgive: quella del ricordo a un gioco espressivo-proverbiale, che poi è la sapienza concentrata d’un popolo; quella amaro-satireggiante verso la società in genere e di quella paesana in particolare; un legame profondo con la parte davvero midollare della nostra esistenza (…)”. 

Da Il Resto del Carlino (Bologna), 21 novembre 1981: (…) Friscalittati (suonatine di zufolo) intende palesarsi come una catena di accordi, note più o meno profonde, motivi, armonie, canzoni e canzonette su una base di umile casualità, come di chi, nel cammino quotidiano, ogni tanto cava dallo strumento un suono destinato prima di tutto a se stesso. Ma basta guardare più a fondo per accorgersi che queste friscalittati hanno una destinazione civile e sociale. Esse intanto disegnano una mappa, sul motivo dell’amicizia e dell’ammirazione, della letteratura e cultura siciliana contemporanea (dediche a Bonaviri, Sciascia, Guttuso, D’Arrigo, Cattafi, Consolo e altri anche di fuori dai confini dell’Isola) e sfogano nell’apostrofo e nell’invettiva remoti e urgenti sdegni. Uno di questi, ben misurato ma duro, tocca proprio a Guttuso. C’è dunque una società dietro queste pagine una cultura fatta di personaggi e azioni precise, un’attualità memorabile. Diremmo che questo versante tocchi accenti molto efficaci. Grasso quando vuole la frusta schioccante, bolla e lascia il segno (…)”. Claudio Marabini

 

 Da Gazzetta del Sud del 4 dicembre 1981: “(…) La poesia di Grasso, lirica, musicale e fuggitiva nella sua cantante nota, è così anche una sorta di critica riflessione, di lettura di una biblioteca di cose siciliane: consultata con amore. Ecco esemplarmente la poesia in omaggio a Elio Vittorini: “Facisti n Politecnio di binari / cusisti notti e jornu menabò / di l’autri e d’i to’ / tissisti bbonu e non ci po’ la camula / fusti mammana / e non ci dasti latti o Gattopardo, / (tu certu i Vicerè l’havia liggiutu – e… Sette e mezzo di Peppi Maggiore? / Comu cadi lu sceccu nt’e cchianati! / Don Tomasi ciarava n pocu i fetu? / Erimu nichi, carusazzi i scola / e nichi  e tempi di li Jorna di la fera / la mprisa n cima / ca furrìa la testa sulu a parranni / i Stefano D’Arrigo… / tu fusti ppi daveru la mammana / e foru tempi / da ripizzari muri / e lu cuscenzi.”

Il fervore di un lettore di tanti libri attento conoscitore della letteratura della sua terra, alimenta la vena fantastica, quel fuoco surreale che ha incendiato le travolgenti pagine di Le vestali di Samarcanda e la compone col più sottile intenso soffrire della dolente confessione delle liriche di A sollevare il giorno. Le due linee dell’arte di Mario Grasso, quella della distorsione allarmata e quella dell’ascolto di ogni soffio vitale, si fondono in Friscalittati mercè il circuito epigrammatico, il pronto ritorno del volo fantastico al particolare minimo, all’occasione, all’illustrazione di una rassegna di motivi che prendono alimento dalla conoscenza di uomini e di fatti (…)”. Giuseppe Amoroso

 

Dal Corriere della Sera del 10 gennaio 1982: “(…) La solitudine non esclude il senso di una comunità ideale di amici, vivi e soprattutto morti “ca sunu o munnu d’a virità” lo dicono le frequenti intestazioni e dediche a scrittori, a uomini di cultura, da Sciascia a Pizzuto a Vittorini a Cattafi. C’è in Grasso una tensione della letteratura ma anche della società letteraria con il suo bene e il suo male: le poesie aprono e chiudono spesso in forma epigrammatica, micropolemiche culturali, ma anche sfoghi e intolleranze per le deviazioni e i tradimenti della società. Altro registro ma confluente sul primo quello di una interrogazione privata, ora amorosa, ora critica, dove lo scarto fra la forte intemporalità degli schemi linguistici dialettali e la modernità psicologica produce effetti attraenti ed estranianti, come si trasforma, per esempio, la vecchia immagine dei pensieri simili a “farfalli supra st’arbuli di testa”. Ma perché scrivere in siciliano “a lingua ccu tri pedi lu triangulu”? La scelta di Grasso, di cui si vorrà ricordare anche un recente volume di racconti Le vestali di Samarcanda sembra andare nella direzione esattamente opposta a un rifugio nel grembo della tradizione; piuttosto è l’urto con una lingua insieme propria, parentale e ‘altra’ (…)”. Giuliano Gramigna

 

 Da Alfabeta (Milano), giugno 1982: “(…) Friscalittati è una vibrante raccolta di poesie in siciliano dove la lingua è dono ed esercizio primario continuamente aperto, ovvero dove il tragico non respinge in casa ma costringe a uscire. Il linguaggio di Grasso si basa e si struttura sul senso del limite: la gioia stessa richiama il motivo del dramma; l’energia, dove più zampilla, è sempre spesa a spezzar catene, a rinnovare, con la freschezza, la freschezza della ferita. Allora, la vena polemica di questa poesia è, prima dei contenuti e dei bersagli, partecipazione al coro, voce popolare e anche burla scaramantica, leggera euforia che pervade ogni verso con la sua melodiosa ritualità (…)”. Cesare Viviani
Bibliografia della critica per Friscalittati
  • Giuseppe Bonaviri, prefazione a Friscalittati, ed. Sciascia, CL-Roma, 1981.
  • Salvatore Rossi, saggio introduttivo a Friscalittati, ibidem.
  • Ester Monachino, Per Mario Grasso, Il Meridionale, ottobre 1981.
  • Giovanni Lombardo, La cultura in dialetto, Gazzetta del Sud, 10/11/1981.
  • Claudio Marabini, Frustate siciliane in versi, Il Resto del Carlino, 21/11/1981.
  • Giuseppe Amoroso, E’ quasi narrativa, Gazzetta del Sud, 04/12/1981.
  • Ester Monachino, Friscalittati di M. Grasso, Catania Sera, 11/12/1981.
  • Grazia A. Tavolini, Friscalittati, Alba (MI), 25/12/1981.
  • Maria Attanasio, Dialetto di lu sangu, Giornale Medico n°50, CT, 1981.
  • Giuseppe G. Salerno, Friscalittati, Galleria, gennaio 1982.
  • Marcella Cordani, Friscalittati, Confidenze (MI), 17/01/1982.
  • Giuliano Gramigna, Polemiche letterarie a suon di friscaletto, Corriere della Sera, 10/01/1982.
  • Giuseppe Contarino, Il friscaletto di un poeta, La Sicilia, 11/02/1982.
  • Milo Silvera, Friscalittati, Vogue n°385, febbraio 1982.
  • Corrado Augias, Friscalittati, Panorama, 10/01/1982.
  • Aldo Chiaruttini, Friscalittati, Casaviva, febbraio 1982.
  • Achille Di Giacomo, Poeti siciliani, Il Tempo, 22/01/1982.
  • Salvatore Arcidiacono, U restu è ventu, Il Commercio (CT), maggio 1982.
  • Mario Picchi, Friscalittati, L’Espresso, 13/06/1982.
  • Giuseppe Longo, Friscalittati, Oss. Politico-Letterario, luglio 1982.
  • Cesare Viviani, Friscalittati, Alfabeta, giugno 1982.
  • Giancarlo Panini, Riconquista del dialetto, Il Nostro Tempo, 12/09/1982.
  • Stefano Lanuzza, Friscalittati, Il Ponte, 30/09/1982.
  • Leonardo Sciascia, Andrea Zanzotto, Giacinto Spagnoletti, Antonio Di Grado, Friscalittati di Mario Grasso, in Laboratorio n°7, SR, settembre 1982.
  • Santi Bonaccorsi, Friscalettu, dialetto nuovo, Il Policordo, dicembre 1982.